Cosa cambierà per il trasporto europeo con la Brexit?
È fissato per il 31 ottobre il termine per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la cosiddetta Brexit, e tutti i Paesi membri si preparano a gestirne le conseguenze.
A peggiorare la situazione, sembra sempre più probabile l’opzione di ‘hard exit’, ovvero l’abbandono senza accordi con Bruxelles che complicherà ulteriormente il quadro per tutti i settori.
Anche l’autotrasporto dovrà adeguarsi al nuovo stato dell’UE: la Federazione Italiana Autotrasportatori (FIAP) mette in guardia le aziende che seguono rotte Oltre Manica e spiega i possibili scenari che dovranno affrontare in futuro.
Il nodo principale è la regolamentazione dei passaggi del confine, anche per evitare fenomeni di concorrenza sleale come il cabottaggio.
Nell’eventualità in cui si riescano a ricostruire i ponti tra Londra e Bruxelles e quindi si trovi una qualche forma di punto di incontro, è probabile che si crei un periodo transitorio in cui varranno accordi bilaterali tra UK e gli altri Paesi: in questo modo si istituzionalizzerebbe il trasporto di merci su strada con uno Stato fuori dall’UE.
Questo tipo di autorizzazione è valida per un singolo viaggio andata e ritorno nel Paese designato, di destinazione o semplicemente di transito.
Se però si proseguisse nella direzione attuale, la mancanza di accordi con Bruxelles costringerebbe gli autotrasportatori a utilizzare autorizzazioni CEMT.
Secondo quanto stabilito dalla Conferenza Europea dei Ministri dei Trasporti (CEMT appunto), ciascun Paese ha a disposizione una quota di autorizzazioni rilasciate ai propri veicoli nazionali per effettuare trasporti in destinazione, in transito e multilaterali (secondo la regola dei tre viaggi ovvero partenza dal Paese di immatricolazione, tre tratte nei Paesi dell’area, ritorno al Paese di immatricolazione) in territori extra europei.
Le autorizzazioni CEMT devono accompagnare il veicolo lungo tutto il tragitto, dal carico allo scarico, e possono essere utilizzate solo da mezzi appartenenti a una determinata categoria Euro (4, 5 o 6): richiedono perciò l’accompagnamento di certificati tecnici e di sicurezza.
Questa soluzione però presenterebbe alcune problematiche:
- le autorizzazioni CEMT sono limitate nel numero e non sono tarate per sostenere la frequenza di spostamento merci con un importante player economico come la Gran Bretagna;
- per il rilascio dell’autorizzazione CEMT è necessario che l’impresa richiedente dimostri di aver viaggiato in un Paese extra UE almeno una volta al mese negli ultimi 11 mesi, tuttavia a tutti gli effetti la Gran Bretagna è ancora uno Stato comunitario.
Per risolvere il primo nodo, è stato già fatta richiesta da alcuni Paesi dell’UE, compresa l’Italia, di innalzare il numero delle autorizzazione CEMT per il 2019/2020.
Nel secondo caso, la FIAP valuta alcune degli scenari più probabili:
- si potranno richiedere le autorizzazioni CEMT semplicemente stabilendo che ci sia stata una relazione di traffico tra l’Italia e la Gran Bretagna;
- un’altra opzione, più sfavorevole per il settore in generale, è concederle solo alle imprese che le avevano già, escludendo quindi un gran numero di aziende dalla rotta britannica.
Tuttavia, si tratta sempre di ipotesi perché la situazione è tutt’ora incerta e sembra improbabile una risoluzione in tempi che non creino disagio alle imprese.
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