Settembre 2, 2022

Il report sull’infrastruttura italiana e le ricadute sull’autotrasporto

Il settore dell’autotrasporto permette la movimentazione dei materiali, semilavorati e prodotti finiti su cui si fonda l’economia del nostro Paese e quindi costituisce uno dei pilastri portanti per lo sviluppo nazionale. Affinché questo sistema funzioni servono diversi elementi: imprese di trasporto conto terzi capaci, efficienti e organizzate, normative e interventi governativi a tutela del comparto, e finanziamento per la crescita delle aziende che vi fanno parte.

Tuttavia, nulla di questo conta se non c’è un’adeguata infrastruttura che può essere utilizzata dall’autotrasporto conto terzi per raggiungere qualsiasi destinazione senza problemi: lo stato della rete stradale e delle altre vie di comunicazione, nonché gli investimenti per la manutenzione, l’ammodernamento e l’espansione, riflettono lo stato di salute di tutto il sistema economico di un Paese.

Per questo motivo il Sace (Servizi assicurativi e finanziari per le imprese), società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha redatto il documento “Ieri, oggi e domani: le infrastrutture in Italia”, che fotografa le attuali condizioni dell’infrastruttura italiana, confrontando i dati odierni con quelli del passato per tracciare i trend futuri.

trasporti su gomma
 

Il punto di partenza è la constatazione che nell’arco di 13 anni l’Italia ha sensibilmente diminuito gli investimenti in infrastrutture, ovvero sono passati dai 65,3 miliardi del 2008 ai 45,3 miliardi del 2021, con una diminuzione media del 2,8% all’anno che ammonta a circa il 30% in meno di soldi per il comparto: la crisi finanziaria del 2008, insomma, ha innescato un declino da cui non ci si è ancora ripresi e la pandemia del 2020 non ha di certo migliorato la situazione, dividendo le risorse economiche su altre priorità e rendendo difficile reperire i materiali necessari agli interventi. La priorità, però, è sempre la rete stradale: nel 2021 l’infrastruttura per il trasporto su gomma ha rappresentato la prima voce di spesa per un ammontare di 19 miliardi di euro, circa il 45% del totale.

Il Sace, però, è ottimista riguardo al futuro, in considerazione degli stimoli provenienti sia dal Governo che dall’Unione Europea (primo fra tutti l’NGEU) che potranno essere usati per sanare le criticità infrastrutturali e colmare il ritardo accumulato rispetti ad altri Paesi europei. Ciò porterà ricadute positive sull’economia italiana, attivando direttamente o indirettamente un valore aggiunto di 37,8 miliardi di euro, con un tasso di crescita medio annuale dell’1,7% superiore alla media europea.

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